La stazione delle slitte non e’ lontana. La raggiungiamo con una breve camminata.
Man mano che ci avviciniamo si sentono abbaiare: sono cani bellissimi … polar husky. Fanno vedere subito tutta la loro potenza e irrequietezza. Sono cani che hanno sempre bisogno di correre. Sono impazienti di uscire dai recinti.
Preparano le slitte, sei cani per ogni slitta. Ogni slitta ha un grosso ferro che va piantato col piede nel terreno se non vuoi che i cani ti trascinino via.
Anche qui devi usare una tuta termica, questa volta un po’ piu’ leggera e un po’ piu’ maneggevole.
Ti siedi in posizione quasi sdraiata sulla slitta e ti devi coprire con i teli imbottiti, perche’ anche qui il vento, col movimento della slitta, crea un forte abbassamento della temperatura percepita.
Dietro di te, in piedi prende posto l’uomo che guidera’. Lui indossa una pesante giacca a vento e pantaloni termici. E porta con se l’immancabile fucile. Qui il problema degli orsi non va mai dimenticato.
Agganciano i sei bellissimi cani ansimanti, che e’ difficile tenere fermi. Ma il loro padrone con pochi comandi li mette in linea davanti alla slitta, pronti per la partenza.
Si parte.
La sensazione che provi questa volta e’ molto diversa da quando sei entrato in una vallata con la motoslitta. Quello che colpisce e’ l’immane silenzio di una grande distesa dove di solito e’ il vento gelido a regnare sovrano.
Le montagne attorno alla valle presentano dei bordi completamente lisci con delle selle sagomate dal vento, che piano piano le erode in maniera simmetrica.
I cani tirano con forza con un continuo ansimare ed il loro respiro e’ l’unico suono che accompagna lo struscio dei pattini della slitta sul ghiaccio. Tutto attorno un grandissimo silenzio.
Ci fermiamo un attimo per far riposare i cani e chiedo di guidare io stesso per un breve tratto la mia slitta . Voglio capire come si fa. Tenere bilanciato il corpo sui pattini. Manovrare in avanti o stop con fermezza attraverso pochi comandi vocali e i cani ti ubbidiranno. Per frenare portare tutto il peso del corpo sulla piastra metallica che fa da freno. Per girare a destra peso del corpo sul pattino destro, per girare a sinistra peso del corpo sul pattino sinistro.
Proviamo.
Il primo strattone dei cani mi fa quasi perdere l’equilibrio ma una volta avviata, la slitta si muove secondo i comandi. E’ una sensazione bellissima. Stai guidando sulla calotta polare.
I cani corrono potenti e tirano con forza ma ogni tanto si girano forse perche’ sentono l’incertezza dei comandi vocali di chi li sta guidando.
Faccio cosi’ un buon tratto di vallata. Basta. E’ ora di tornare ognuno ai propri posti. Abbiamo ancora tanta strada da fare e dobbiamo raggiungere al piu’ presto il rifugio sul percorso perche’ adesso strane nuvole compaiono all’orizzonte.
Ci siamo. Gia’ avvistiamo la capanna di legno e siamo tutti un po’ infreddoliti. La temperatura si e’ abbassata ulteriormente.
La guida ci fa entrare nella capanna circolare che ha un fornello al centro e un foro in corrispondenza in alto.
Accende un fuoco con la legna che gia’ e’ posizionata sul fornello. Una pentola vicina al fuoco nasconde una sorpresa: cioccolata. Dopo qualche minuto tutti stiamo assaporando una magnifica cioccolata calda. Ci voleva. Nonostante le tute termiche il lungo percorso nelle vallate gelide e la scarsa presenza del sole particolarmente oscurato dalle nuvole ci fa avvertire proprio l’esigenza di qualcosa di caldo, che e’ peraltro anche veramente buono.
La guida dice che dobbiamo rientrare. Il tempo non consente di stare di piu’. E siamo in una zona dove non ci sono ripari. Tutto piatto attorno a noi. Ed il cielo non lascia spazio a tentennamenti.
Il percorso di ritorno sembra piu’ breve dell’andata. Forse abbiamo fatto un giro diverso. Non so. Questi grandi spazi a volte tanto uguali fanno spesso perdere ogni riferimento ed orientarsi a volte e’ molto difficile, se non impossibile.
Il recinto dei cani nella stazione delle slitte e’ gia’ a vista. La giornata fa sentire la stanchezza, ma la soddisfazione e le sensazioni provate fanno superare ogni cosa.
Lasciamo le slitte ma non posso fare a meno di abbracciare due dei cani che mi hanno accompagnato.
Si fanno accarezzare senza problemi e ti guardano con quello strano sguardo a volte composto da due colorazioni diverse (molti hanno un occhio azzurro ghiaccio e l’altro marrone) ed e’ come se ti volessero salutare anche loro.
Una esperienza indimenticabile.
Torniamo al rifugio e mi sento particolarmente stanco. Le giornate interamente trascorse all’aria aperta a temperature rigidissime comportano un grande dispendio di energie.
Chiudo le tende ed e’ notte. Ma fuori e’ tornato a risplendere il sole, le nuvole sono andate via e tutto assume di nuovo colorazioni splendide. Viene una gran voglia di fermarsi a guardare dalla finestra, che non puoi pero’ aprire. Tutto sigillato.