Le giornate successive sono caratterizzate da altri spostamenti sulle motoslitte. I percorsi cominciano ad essere anche piu’ impegnativi.
Anche se la pratica gia’ fatta un po’ aiuta, quando arrivano i passaggi piu’ complicati capisci che guidare la motoslitta non e’ proprio facilissimo.
Il primo errore e’ stato un clamoroso fuori pista sulla neve fresca che mi ha fatto uscire dalla colonna delle motoslitte. Una lunga scivolata sul pendio fino a quando la neve fresca l’ha bloccata.
Il problema dell’abbagliamento agli occhi per eccessiva luce bianca e le nuvole a terra che creavano una nebbia fittissima mi avevano fatto perdere i riferimenti dei cingoli della motoslitta davanti a me.
Sulla motoslitta eravamo in due, stavo portando con me la mia amica Lucina. Il maggior peso complessivo mi aveva reso ancora piu’ difficile il controllo della motoslitta sul pendio.
Con la motoslitta semisepolta lascio le luci ed il motore acceso, “Cosi’ sara’ piu’ facile individuarci”.
Ma la nebbia era fittissima in quel momento.
Per una decina di interminabili minuti non vedo nessuno attorno. “Ma qualcuno si sara’ accorto che siamo finiti nel pendio?” Siamo soli, io e la mia amica in mezzo al nulla. E la nebbia non consente di vedere assolutamente nulla. Un po’ di ansia comincia a salire. Ma poco dopo sento il rumore di motoslitte in avvicinamento. Non riesco a vederli ma so che stanno arrivando.
La guida di coda si era accorta comunque che ero andato fuori pista ed era andato a bloccare subito la guida di testa e tutta la fila.
Incredibili le tecniche di recupero della motoslitta, che le guide estraevano di peso a mano dalla neve fresca con movimenti che presupponevano una grande dimestichezza con queste situazioni.
Alla fine la risalita dal pendio su neve non battuta era troppo difficile per me: la guida si mette ai comandi e con manovre acrobatiche, mettendosi in piedi sulle pedane, slanciando il corpo tutto al di fuori della parte anteriore della motoslitta e accelerando al massimo, fa risalire il mezzo.
Stavolta e’ andata bene.
In un’altra occasione ad un certo punto i ghiacci ci presentano davanti un profondo fossato. Non si puo’ superare di sola potenza di motore, occorre anche prendere una rincorsa altrimenti la risalita non si riesce a superare.
“Ok. Allora salite su questo punto, mettete la motoslitta nella direzione corretta e quando vi sentite pronti accelerate al massimo sulla discesa e non decelerate quando inizia la salita”. Facile a dirsi.
E a farsi? Risate…. Parto ma non accelero al massimo e quindi come era prevedibile resto a meta’ della risalita. E comincio a scivolare verso il fondo. Sul fondo mi fermo e non riesco piu’ ad andare in nessuna direzione. Occorre chiamare aiuto. La guida comincia a spiegare come uscire da questa situazione. Un lungo giro trasversale mi riporta al punto di partenza. Bisogna riprovare. Ma bisogna anche riuscirci perche’ non ci sono altri posti da dove passare.
Ricominciamo. Pronti via. Questa volta con maggiore decisione porto al massimo la velocita’ della motoslitta sulla discesa e risalgo, come con le montagne russe con lo stomaco che risale per l’esofago. Ce l’ho fatta. Sono passato dall’altra parte.
Ma subito dopo mi fermo un attimo davanti ad uno spettacolo mai visto di rifrazioni di luci sui ghiacci. Le montagne avevano colorazioni verde azzurre cangianti secondo la posizione rispetto al sole. Che posto incredibile. Peccato non potersi fermare di piu’ ma gia’ avevo fatto perdere a tutti un bel po’ di tempo con le mie acrobazie su e giu’ per superare il fossato.
Piu’ avanti raggiungiamo una zona di ghiacci particolarmente pianeggianti: stiamo viaggiando sul mare ghiacciato. Pero’ negli ultimi anni la calotta polare ha subito trasformazioni e scioglimenti per cui alcune zone prima particolarmente spesse si sono ora assottigliate. Spesso si nota che tra i ghiacci ci sono delle fessurazioni. “Ragazzi, in questo tratto state molto attenti quando vedete queste crepe. Vuol dire che il ghiaccio comincia a rompersi. Quindi quando viaggiamo in queste zone non dovete fermarvi perche’ il peso della motoslitta puo’ far inclinare le lastre di ghiaccio. In questi tratti occorre passare velocemente e sempre a velocita’ uniforme. Non fermatevi per nessun motivo”.
Che sensazione! Stai volando a tutta velocita’ sui lastroni di ghiaccio che si muovono al passaggio. E in qualche punto vedi in trasparenza anche acqua sotto di te. Magari le lastre non sono cosi’ sottili come sembra ma fanno un po’ paura.
Che sei sul mare lo capisci anche dalla presenza in lontananza di una sagoma di una nave stretta nella morsa del freddo.
E’ li’ da alcuni mesi. La recupereranno quando i ghiacci molleranno la propria stretta. Che strano! Una nave fantasma.
Qualche renna a distanza. Ma poche perche’ la presenza dei ghiacci non consente di trovare cibo in questo periodo.
Solo qualche traccia di orso. Nelle montagne a ridosso del mare la presenza di grotte ghiacciate fa presagire la presenza di orsi. Per fortuna non ne incontriamo. Rappresenterebbero un grosso pericolo anche se mi piacerebbe vederne qualcuno.
In qualche momento la calotta ghiacciata nasconde pero’ anche una minacciosa sensazione di solitudine, che ti fa capire quanto sei piccolo ed indifeso rispetto a questi spazi.
Eppure tu pensa un po’: “In questo momento mi trovo in piedi in capo al mappamondo”. Lo guardavo spesso a casa quando ero piccolo.
In altri momenti la colorazione azzurra dei ghiacciai sulle pareti delle montagne vorrebbe farci avvicinare alle strutture cristalline. Ma la guida non vuole assolutamente. Proprio li’ vivono gli orsi. E’ il loro habitat. Sarebbe pericolosissimo e le carabine a disposizione non potrebbero comunque assicurare alcuna salvezza.
Ho visto gia’ in uno zoo le dimensioni di un orso polare: enorme. Lasciamo stare.
Il pranzo sui ghiacci e’ praticamente costituito da buste di cibo liofilizzato. “Cosa preferite, carne o pesce?” E’ sempre una busta in materiale plastificato entro cui viene messa dell’acqua bollente (ecco cosa sono quei bidoni termici sul carrello della motoslitta della guida). Si rimescola il tutto dentro la busta con un cucchiaio e si mangia. Certo un buon ristorante sarebbe tutta un’altra cosa…
Ma qui bisogna accontentarsi.
Un’esperienza di pochi giorni ma sicuramente di una intensita’ ineguagliabile. Non si puo’ certo dimenticare. Le grandi vallate fatte di silenzio, i colori dell’arcobaleno posati sui ghiacci, le emozioni che non riescono ad essere raffreddate da temperature impossibili, la corsa con i cani dallo sguardo di ghiaccio. Tutto mi ha lasciato ricordi indelebili.
Riprendiamo l’aereo a malincuore. Dal finestrino riguardo dall’alto e ripercorro le tappe del mio viaggio sui ghiacci, ma che e’ anche stato una grande esperienza di vita.
Ho imparato tantissime cose, ho visto cose mai viste, ho vissuto con e dentro la natura, l’ho apprezzata e l’ho rispettata.
Spero che facciano altrettanto le generazioni future.