Quando andai in pensione nel dicembre del 2017 i colleghi dell’ufficio con cui avevo trascorso gran parte della mia vita (35 anni di servizio all’interno della stessa azienda) decisero, tra i vari regali, di darmi qualcosa da fare nel mio tempo libero.
Conoscendo la mia passione per il modellismo pensarono di mettermi tra le mani la scatola di montaggio della nave scuola Amerigo Vespucci.
I primi due anni dall’entrata in pensione pesanti motivi di salute non mi consentivano di avviare i lavori.
Guardavo la scatola, ogni tanto osservavo le tavole coi disegni e pensavo: “Chissa’ quando potro'”.
Ma poi un giorno sorse il sole ed arrivo’ finalmente il momento di cominciare.
Il lavoro e’ iniziato con una ricerca documentale per comprendere meglio i disegni e le istruzioni in alcune parti lacunosi.
Dal libro di Piero Carpani “La piu’ bella del mondo – Nave Scuola Amerigo Vespucci” e da altre informazioni tratte da internet ho potuto ricavare tantissimi elementi tali da consentirmi di modificare il modello per avvicinarlo il piu’ possibile alla versione piu’ antica, antecedente comunque alle ristrutturazioni dal 1984 al 2013 che eliminarono, tra l’altro, le scalette esterne e che la aggiornarono nella versione attuale.
La scatola di montaggio non prevedeva le vele, ma avevo visto sul web delle foto che mi piacevano particolarmente, in cui la nave veniva raffigurata con tutte le 20 vele in parte aperte ed in parte raccolte.
Certo così il modello avrebbe fatto un’altra figura.
“Le vele devono esserci. Nessun problema. Le costruisco”.
E così per un bel po’ di tempo la macchina da cucire mi ha fatto compagnia ed abbiamo fatto anche amicizia.
I fregi di prua e di poppa in lamiera in dotazione erano troppo “moderni” e lucenti. Non mi piacevano e non erano consoni ad un modello che doveva essere “datato”.
Allora anche su questi sono intervenuto a modifica, ricostruendoli con una stampante 3D con cui dialogo spesso.
Le bandiere di poppa e di bompresso erano in carta. Anche queste sono state rifatte in stoffa prendendo dal web le foto di quelle originali.
Tra manovre fisse e correnti ho contato circa 230 funi da posizionare e devo dire che alla fine ho lavorato solo con le pinzette con tanta pazienza, perche’ il groviglio di funi non lasciava piu’ spazio di operare con le dita. Parlo di “operare” perche’ a volte mi sentivo un poco chirurgo, considerato che in alcune situazioni dovevo usare veramente qualche attrezzo da chirurgo, che mi ha regalato un amico medico.
Ogni tanto qualche parolaccia e’ pure scappata. Non so se questo capita anche ai chirurghi.
Dopo tre anni di impegnativo lavoro ho portato a compimento il modello, devo dire, con grande soddisfazione.
Modello sicuramente complesso, ma che mi ha ricompensato alla fine di tutto il tempo dedicato.
Ma per me questo modello non e’ bello soltanto esteticamente, ma e’ bello soprattutto per la carica di affetto che tutti i colleghi ci hanno messo dentro quando mi hanno voluto fare questo regalo.
Ed io questa carica di affetto la sentiro’ sempre ogni volta che lo guardero’.